A Italo

Cari amici del Naga,

ho conosciuto Italo Siena molti anni fa, quando ancora in pochi, in Italia, avevano compreso la posta in gioco politica ed etica del diritto alla salute degli immigrati. L’ho incontrato diverse volte, e in qualche occasione ho avuto la possibilità di dialogare e collaborare con lui. Sempre mi ha colpito la semplicità del suo gesto, la tenacia del suo impegno, la coerenza del suo progetto. Perdiamo un uomo che ha saputo lavorare con gli “ultimi”, indifferente alle logiche del mercato umanitario.
Sappiamo che altri, accanto a lui, proseguiranno il suo lavoro, raccogliendo la sua ostinazione nel lavorare per un mondo migliore, dove le vittime della violenza, qualunque essa sia, possano trovare ​un rifugio e un riconoscimento.
Siamo vicini alla famiglia, ai suoi amici, ai suoi collaboratori.

Roberto Beneduce & Associazione Frantz Fanon

NAGA Onlus
Oggi, 11 ottobre 2015, è mancato Italo Siena, fondatore del Naga.
Abbiamo poche parole per esprimere il dolore che sentiamo e per descrivere il vuoto che lascia. Di seguito, un primo ricordo del Naga.

Ciao, Italo.
Italo Siena ci ha lasciati oggi con sommessa, silenziosa discrezione, in controtendenza rispetto alla sua vita, giocata sempre all’avanguardia, audace esploratore di nuovi sentieri, di nuove piste, nell’intrico spesso impervio e pungente della realtà sociale.

La sua visione della politica passava sempre attraverso il fuoco limpidissimo dei bisogni degli ultimi, dei senza voce, dei senza diritti: a partire da quella sera d’inverno di moltissimi anni fa in cui, alla vista di un immigrato, certamente bisognoso letteralmente di tutto, si formò nella sua mente, empatica e preveggente, il grande, audace progetto di fondare una associazione dedicata esclusivamente alle “vite di scarto”, quelle “nude vite” dalle quali la “gente perbene” distoglie lo sguardo.

E così, nel 1987, fu creato il Naga, l’associazione dedicata appunto a questa platea di esseri umani carichi di bisogni ma inascoltati, in quanto invisibili. Prima di questo importante atto fondativo, in grado di modificare almeno in parte il profilo etico-morale di una città arcigna come Milano, l’accoglienza dei migranti fu organizzata per qualche tempo in modo assai creativo, aprendo lo studio medico suo e di altri colleghi altrettanto generosi e sodali, a bambini, donne, uomini migranti, spossessati perciò dall’implacabile “diritto positivo” di qualsiasi possibilità, in primis quella fondamentale, il diritto alla salute.

Poi il Naga trovò la sua sede in viale Bligny, per quelle antiche scale spesso malcerte (la lastra di ferro del primo piano che copriva i buchi e rimbombava…) sono transitate molte migliaia di “utenti”( direbbe la fredda statistica), in realtà esistenze piene, coraggiose, speranzose in un futuro migliore, che rispecchiavano esattamente lo sguardo di Italo che nella notte della politica e dei rapporti umani riusciva sempre a intravvedere una via di riscatto, una candela accesa nel buio, una estrema fiducia nell’umanità.

Poi, il suo acuto scandaglio lo portò a fondare un altro centro, il Naga-Har, filiazione del Naga, dedicato ai richiedenti asilo, ai rifugiati, alle vittime della tortura: riportati alla voce e alla vita dopo vicissitudini spesso inenarrabili.

Italo mancherà moltissimo a moltissime persone.

Grazie Italo per quello che hai profuso a piene mani, grazie anche a nome dei tanti che non hanno mai saputo e non sapranno mai quanta riconoscenza ti è dovuta (e sappiamo che di fronte a questa espressione encomiastica scuoteresti le spalle scocciato!).

Ora per te è arrivato il momento di riposare: a noi l’impegno doloroso di ricordarti e di proseguire il tuo cammino.

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