Negli scenario attuali la mobilità è diventata per alcuni un privilegio, per altri una costrizione: unica speranza per reinvetare un futuro.
Il Parkour a Gaza diventa oggi gesto estremo di (ri)appropriazione di un territorio colonizzato e ‘rinchiuso’ entro margini stabiliti dall’esterno. Sforzo fisico e protesta politica si uniscono per fare dei corpi ‘soggetti’ capaci di abitare spazi, occupare posti, estendere legami (come in “Free Running Gaza”).
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A Torino, giovani che hanno intrapreso la migrazione, soli o insieme ai loro genitori, si incontrano nei parchi della città e nelle sue periferie con coetanei italiani: tutti impegnati nell’atto di superare ostacoli e costruire mondi vivibili e possibili”
Scarica l’articolo di Nicola De Martini Ugolotti che descrive questa esperienza torinese.