Attività clinica
Il Centro Frantz Fanon è un Servizio di Counselling, psicoterapia e supporto psicosociale per gli immigrati, i rifugiati e le vittime di tortura. La sua attivazione è stata possibile grazie agli accordi stipulati negli anni passati dall’Associazione Frantz Fanon con i Dipartimenti di salute mentale del Servizio Sanitario Nazionale.
In questi anni di attività, sono stati presi in carico 2000 utenti stranieri immigrati (utenti singoli, nuclei familiari, coppie) da parte dell’équipe del Centro (che è composta attualmente da quindici operatori) e si sono avuti contatti con circa 1000 operatori socio-sanitari.
Al di là di questi resoconti quantitativi, è il gruppo di lavoro composto da medici-psichiatri, psicologi, mediatori culturali, antropologi ed educatori professionali a costituire la cifra distintiva del lavoro del Centro.
Dal 15 gennaio 2013, in seguito a varie vicende (si veda il sito) il Centro ha cessato la propria collaborazione con l’ASL TO 1 e dal marzo del 2013 prosegue le proprie attività cliniche e di formazione presso una nuova sede autonoma, in Via San Francesco d’Assisi, 3, Torino.
Il Centro è aperto lunedì dalle 12.00 alle 18.00, mercoledì dalle 10.00 alle 18.00. I recapiti per contattare gli operatori sono i seguenti:
Tel e Fax: 011-4546552
L’accoglienza e il trattamento psicoterapeutico vengono realizzati da personale medico-psichiatrico e psicologico che conosce, oltre all’italiano, almeno due delle maggiori lingue veicolari (inglese, francese), e in alcuni casi lo spagnolo o altre lingue (farsi, serbo-croato, ecc.) alla presenza di mediatori di madre lingua. I mediatori linguistico-culturali individuati hanno costruito una specifica competenza nell’area dell’assistenza psicologica e psichiatrica, sviluppato tecniche di comunicazione sensibili alle specificità di questa utenza, appreso a raccogliere con discrezione dati e informazioni, anche semplicemente quelli anagrafici: che spesso sono stati modificati o manipolati dall’utente per sfuggire a situazioni di minaccia e di pericolo.
Modello teorico-pratico
Le modalità di lavoro presso il Centro prevedono spesso situazioni in cui i pazienti vengono inviati da parte di altri servizi, più di rado per auto-invio. Le loro condizioni di incertezza e di disagio, quando non di confusione, impongono che vengano accolti con estrema sensibilità, soprattutto allorquando abbiano subito esperienze violente, ciò che costituisce per molti utenti stranieri la regola (pazienti che hanno subito tortura, richiedenti asilo, donne straniere coinvolte nel circuito della tratta e dello sfruttamento sessuale, minori non accompagnati, ecc.).
Un’attenzione preliminare è pertanto da porre alla strutturazione di spazi di accoglienza che siano informali, accoglienti, il più possibile attenti a non riprodurre contesti istituzionalizzati dove la routine delle lunghe attese, la freddezza e l’indifferenza del personale, la necessità di adeguarsi a regole rigide o a setting prestabiliti rischiano di generare situazioni ansiogene o addirittura riprodurre contesti stressanti (le lunghe code d’attesa per la presentazione o il ritiro di documenti costituiscono ad esempio, nel racconto di molti richiedenti asilo, una delle esperienze più angoscianti nel paese d’arrivo), al fine di garantire una continuativa ed efficace presa in carico del paziente immigrato.
Si tratta della prima attività di approfondimento della domanda di operatori e pazienti, finalizzata a meglio comprendere la situazione, nei suoi molteplici e complesse stratificazioni, così da costruire una risposta ed intervento specifici.
Continuo è l’impegno dell’Associazione nella supervisione degli operatori delle comunità e dei servizi (Centri di Salute Mentale, Neuropsichiatrie infantile, Servizi per le dipendenze, di Torino, Napoli e di altre città) direttamente impegnati nella presa in carico e nella cura degli utenti immigrati. L’obiettivo principale è quello di moltiplicare le occasioni di apprendimento, confronto e riflessione critica sulle rappresentazioni e sulle strategie di intervento solitamente adottati dagli operatori al cospetto dei cittadini stranieri.
Un obiettivo ulteriore e specifico consiste nella diffusione e condivisione degli strumenti teorico-pratici dell’etnopsichiatria critica, dell’antropologia medica, e di una prospettiva di lavoro sui problemi della salute della popolazione straniera capace di riformulare criticamente presupposti, categorie, strategie d’intervento. Nella consapevolezza di quanto sia urgente promuovere specifiche forme di competenza culturale, evitando tuttavia di culturalizzare forme di sofferenza profondamente radicate entro a processi di ordine sociale, economico e politico.
Formazione
La formazione su temi di etnopsichiatria e antropologia medica, in contesti pubblici e del privato sociale. Organizziamo anche seminari aperti al pubblico, con la presenza di esperti di profilo internazionale.
Periodicamente l’Associazione Frantz Fanon organizza seminari ed occasioni formative aperte al pubblico, in forma gratuita o meno, per approfondire e riflettere criticamente su molteplici tematiche. Spesso sono coinvolti in queste occasioni formatori ed esperti di profilo internazionale.
Di seguito le principali opportunità formative in corso:
Al Centro Fanon possono essere svolti i tirocini sia della laurea in psicologia che delle scuole di specializzazione in psicoterapia. Le richieste dovranno essere inviate in due periodi dell’anno nei seguenti intervalli (15-31 Settembre, 15-31 Marzo), inviando un CV e una lettera di motivazione alla mail tirocini@associazionefanon.it oppure compilando il form.
Sì, all’interno del Centro Fanon accogliamo anche volontari interessati a partecipare attivamente alla vita associativa e ai vari momenti formativi.
Attualmente le aree di attività disponibili sono principalmente nell’ambito della comunicazione, a supporto della gestione del sito, social networks, ufficio stampa, in particolare a supportare le nostre attività di advocacy.
Se interessat*, scrivi una mail a tirocini@associazionefanon.it oppure compila il form.
Ogni anno l’Associazione Fanon organizza ad Entracque dei seminario di approfondimento e riflessione sui temi salienti dell’etnopsichiatria. Qui si può consultare il programma delle passate edizioni: Seminari 2023 ~ Seminari 2024
Ricerca
L’Associazione Frantz Fanon ha sempre dedicato molte delle sue energie alla ricerca sui temi della migrazione e della salute, sulle conseguenze psicologiche della violenza e della tortura, sui sistemi di cura in altri contesti socio-culturali, sull’epistemologia della clinica e sulle pratiche della salute nei paesi occidentali.
Nel 1998 è stata condotta una prima ricerca sull’accesso di cittadini stranieri nei servizi di salute mentale della città di Torino (la ricerca è stata pubblicata nel Bollettino dell’Istituto Superiore di Sanità, ISTISAN, Roma, 1999). Da tale ricerca emergeva il basso numero di utenti stranieri seguiti, l’alto tasso di abbandono e le difficoltà diagnostiche derivanti anche dall’inadeguatezza degli strumenti utilizzati. I risultati erano coerenti con precedenti ricerche svolte nella città di Torino nel 1993 e relativi all’accesso al servizio socio-sanitario (AA.VV., La salute straniera, Napoli, Edizioni Scientifiche) e sono stati ulteriormente confermati da una successiva indagine condotta nel 2000 e 2001 da parte di altri membri dell’Associazione, sempre relativamente all’accesso di utenti stranieri ai servizi di salute mentale. Emergeva dunque, già dalle prime ricerche, la necessità di attivare un progetto di intervento “etnoclinico” in grado di sperimentare direttamente altre strategie di cura e di favorire altre modalità di accesso. Nel 1996 veniva creato a Torino il Centro Frantz Fanon, un servizio di psicoterapia e consulenza per gli immigrati, i rifugiati e le loro famiglie, che costituiva il luogo di elaborazione di riflessioni e di ricerche dirette nel campo della clinica in salute mentale dei migranti. Analogamente prendeva corpo l’impegno dell’Associazione nelle attività di formazione degli operatori socio-sanitari (vedi Formazione e Seminari).
Nel 2001-2003 l’Associazione Frantz Fanon ha condotto inoltre, all’interno di un progetto dell’Unione Europea, una ricerca sulle vittime della tortura in Italia, in collaborazione con la Fondazione Cecchini Pace di Milano e il Consorzio Italiano di Solidarietà (ICS, Roma). La ricerca intendeva valutare la condizione dei rifugiati e le risposte istituzionali ai bisogni socio-sanitari delle vittime di tortura (Percorsi delle vittime di tortura in Italia, Roma, 2003; Pensare la violenza. Atrocità di massa, tortura e riabilitazione, Roma, 2003).
Dal 2004, all’interno di una collaborazione con il Centre d’Etudes et de Recherches Interdisciplinaires di Parigi, ha preso avvio una ricerca sulle conseguenze delle atrocità di massa e della violenza nella Repubblica Democratica del Congo (si veda Attività Internazionali).
Nello stesso anno ha preso avvio, in collaborazione con il comitato UNICUBA (Torino) una ricerca dal titolo “Corpi, culture, storia”, condotta parallelamente in paesi dell’Africa occidentale (Mali, Camerun, Senegal) e della regione centro e sud-americana (si veda Attività Internazionali). Dal 2001 al 2006 membri dell’Associazione hanno curato lavori di ricerca etnografica sul terreno in Camerun e in Marocco nell’ambito di progetti di dottorato in antropologia culturale, sulle tematiche della costruzione culturale dell’infanzia, delle strategie terapeutiche dei guaritori tradizionali, della stregoneria, dei giovani e dell’immaginario della migrazione.
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Attività internazionale
Le attività internazionali dell’Associazione Frantz Fanon concernono la ricerca, l’intervento clinico, la formazione, la valutazione.
Dal 2004 è stato promosso un progetto di ricerca su salute, cultura, arte e memoria. Il progetto, realizzato in collaborazione con il Comitato Uni-Cuba dell’Università di Torino e nato in occasione dello studio condotto in un quartiere popolare de L’Avana (noto come Barrio Pogolotti), prevede la collaborazione dell’Università di Roma – Tor Vergata (Prof.ssa Barbara Fiore) e di Torino, e missioni di ricerca in Africa occidentale e nell’area culturale afro-caraibica (Cuba, comunità afro-discendenti del Perù).
Dal 2003, in seguito a contatti con il Centre d’Études et de Recherches Internationales (CERI) della Faculté de Sciences Politiques (Università di Parigi), l’Associazione ha partecipato ad un seminario svoltosi a New York sotto l’egida della United Nations University (New York) e della Academy of Peace (Tokio e New York). Il seminario ha posto le premesse per un progetto internazionale di ricerca sui crimini di massa, la guerra e l’antropologia della violenza, che coinvolge esperti internazionali e opera in quattro diverse aree (Cambogia, Guatemala, Balcani, Repubblica Democratica del Congo). L’Associazione Frantz Fanon, in collaborazione con l’Università di Torino e grazie a precedenti rapporti di collaborazione con L’Université du Grabain (Butembo), è responsabile della ricerca in Congo (Ituri e Kivu) su “Guerra, violenza, giovani e riabilitazione”. Tale ricerca è stata finanziata dalla Ford Foundation (New York). Fra gli interventi promossi all’interno di tale progetto, un seminario di formazione sulla de-traumatizzazione degli operatori che si occupano di donne vittime di violenza sessuale, tenuto da Roberto Beneduce a Goma, nel gennaio 2005, presso l’associazione SFVS (Synergie des Femmes pour les Victimes des Violences Sexuelles)
Nel 2001-2003, un progetto di riabilitazione delle vittime della tortura condotto in collaborazione con l’Italian Consortium of Solidarity (Roma) ha costituito l’occasione per promuovere nell’autunno 2004 attività di training per psicologi e psichiatri operanti a Ramallah (Territori Occupati) all’interno del Torture Rehabilitation Centre (TRC). Il progetto ha ricevuto nuovi finanziamenti dall’Unione Europea e prosegue le sue attività sempre in collaborazione con il TRC e l’ICS. Nel 1999, in seguito alla collaborazione con l’associazione Solidarietà Attiva di Nichelino (Torino), già impegnata in programmi di cooperazione nei Balcani, e ad una missione di valutazione condotta nel dicembre 1998 a Sarajevo e Zenica, è stato realizzato a Torino un corso di formazione sulla psichiatria comunitaria e la clinica del trauma. Lo stage ha coinvolto quindici operatori della salute mentale (psichiatri, psicologi, infermieri) provenienti dalla Bosnia Erzegovina.