Ripensare la salute, la cura e i legami familiari

(Le immagini utilizzate sono state realizzate e concesse dall’artista BR1)

Convegno Internazionale

Il Rovescio delle Migrazione
Ripensare la salute, la cura e i legami familiari

17-18-19 Giugno 2015
Aula Magna, Campus Luigi Einaudi, Lungo Dora Siena 100 A, Torino

INTRODUZIONE

“Parlare significa assumere una cultura, sopportare il peso di una civiltà”, scriveva Frantz Fanon nel 1952, in Peau noire masques blancs. “Parlare, significa esistere assolutamente per l’altro”.
Sono numerose le piste di riflessione suggerite da un Fanon di appena ventisette anni, che già preannunciava le riflessioni sui “futuri ipotecati” dei dannati della terra, di coloro che avevano conosciuto l’alienazione della colonia. Fanon analizza tensioni e sfide che riconosciamo caratteristiche anche della situazione migratoria, intesa come la peculiare condizione di chi è costretto a misurarsi, ad uno stesso tempo, con la situazione “culturale” e quella “coloniale”. “Esistenze avvelenate” le avrebbe definite, anni dopo, Abdelmalek Sayad.
La situazione migratoria è un oggetto di studio che non può essere lasciato nelle mani del primo arrivato” insisteva a dire Pierre Bourdieu.
Spesso è stato proprio nell’analisi del linguaggio che i ricercatori hanno trovato un territorio denso di problemi. È, infatti, l’atto di prendere la parola – per nominare e non essere sempre e soltanto nominati – che introduce l’immigrato dentro quelle sequenze di rovesciamento che il titolo del convegno vuole evocare. Gli spazi, dove questi rovesciamenti saranno indagati, sono i luoghi di vita, di lavoro e di cura: del benessere, inteso nel più ampio senso del termine, e di quel desiderio di “normalità” che investe numerose famiglie immigrate, alle prese con incessanti trasformazioni e, talvolta, veri e propri capovolgimenti.
La stampa e i mass media ci hanno abituato a chiamare beurs i figli degli immigrati delle banlieue di Parigi, luoghi ai margini della metropoli trasformatisi in teatri di violente sommosse.
Ora, “tutti sanno – sosteneva qualche anno fa Sybille de Pury Toumi – che la parola beur è nata nelle periferie da un lavoro di inversione delle due consonanti che formano nella lingua araba la parola arab”. Il rovesciamento di due consonanti sarebbe dunque all’origine di un atto di (auto)nominazione complesso e per nulla lineare, contrassegnato dal passaggio tra una forma di alienazione sociale ed un tentativo di autonomia attraverso il quale i giovani immigrati delle banlieue si chiamano tra loro e si lasciano chiamare dagli altri.
‘Ricordano’ a tutti in quali (e Introduzione quanti) modi si possa giocare con i rispecchiamenti identitari, attraverso processi di identificazione e dis-identificazione continui. ‘Ricordano’, o forse meglio sarebbe dire che è la lingua, con i suoi neologismi, che li obbliga (e ci obbliga) a ricordare la peculiare genealogia di questo rovesciamento.
Per Sayad, la parola beur rimanderebbe piuttosto ad una deformazione o ‘francesizzazione’ della parola araba boukh. Boukh nel “mercato linguistico” arabo è un’espressione familiare, usata negli spazi domestici, soprattutto dalle donne, per indicare “qualcosa senza importanza”. L’essere “meno di niente”. I giovani maghrebini riprenderebbero dunque un termine sentito nei discorsi delle loro madri, sorelle, cugine, mogli, rovesciandone però il suo uso sociale e definendo così la loro “condizione (maschile) francese”, quella che li fa essere (uomini) senza importanza, giovani che non valgono niente. Loïc Waquant e Bogumil Jewsievicki parleranno alla fine degli anni ’90 dei “traumi delle affermazioni identitarie” e di quella peculiare condizione dannata che è data dalla “maledizione di non essere niente”. “Si sa che la derisione” – concludeva Sayad nelle pagine di Les enfants illegittimes – “è l’arma dei deboli”.
Gli adolescenti immigrati allora, piegando una parola il cui suono è familiare a loro uso e consumo, denuncerebbero ironicamente un certo tipo di condizione (di genere e di potere), a cui la migrazione li ha esposti. Come a voler indicare il sentimento di dipendenza, frustrazione, passività che li caratterizza, in un mondo che gira alla rovescia: un mondo che fa di un ‘uomo’ una ‘donna’.
Un ultimo profilo infine di questi rovesciamenti non può essere tralasciato, perché quando la migrazione diventa “di popolamento”, come sottolineava ancora Sayad, sono i bambini che portano più spesso alla luce i paradossi di questa condizione, riuscendo talvolta a dissolverne l’illusione fondamentale: la transitorietà dell’esperienza. Si frantuma, infatti, a poco a poco l’intimo e spesso ambivalente desiderio di ritornare a casa, latente in ogni genitore immigrato, e si erode la pretesa, tutta neoliberale, che la migrazione sia un fenomeno provvisorio e controllabile da parte dei paesi d’accoglienza (attraverso la regolamentazione dei flussi e le limitazioni logistiche, attraverso le grammatiche della statistica imposte ai ricongiungimenti familiari).
Tutto ciò ha un prezzo: questi “figli illegittimi” – che Sayad si ostina a non chiamare di “seconda generazione”, adottando piuttosto l’espressione di “generazione alla seconda” – diventano, loro malgrado, il nervo scoperto della nostra epoca, delle nostre inquiete democrazie.
Sia quel che sia – che la condizione degli immigrati sia attraversata da rovesciamenti lessicali, piuttosto che semantici o sociali – non c’è una verità-guida da opporre all’altra, né una più buona per pensare. La sfida è piuttosto quella di tenere questi rovesciamenti insieme: uno accanto all’altro.

Etnopsichiatria critica
I rovesciamenti (semantici, interpretativi, esperienziali) che vogliamo analizzare in questo Convegno trovano nell’etnopsichiatria clinica della migrazione una disciplina elettiva perché capace di assumere quella responsabilità professionale e umana che “incombe su di noi” e che viene così ben evocata da Vittorio Lanternari nella sua intensa introduzione a Sortilegio e delirio, scritto dagli psichiatri Michele Risso e Wolfang Böker al cospetto di pazienti italiani immigrati nella Svizzera del Dopoguerra.
Si tratta della responsabilità, scrive Lanternari, “di saper gestire senza colpevole ignoranza, senza omissioni, miscomprensioni e infingarda trascuratezza, il compito di operare in modo equo per la sistemazione di immigrati dal Terzo Mondo o dall’Est. Oggi si tratta di rispondere in modi positivi alle esigenze vitali che toccano, oltre che l’ordine dei problemi pratici, socio-economici, politico-giuridici ecc., l’ordine dei problemi psicologici, di mutua conoscenza a livello culturale profondo”.
Questo la nostra etnopsichiatria critica della migrazione intende realizzare, muovendo da opere come Sortilegio e delirio e La fine del mondo. Il dialogo con l’opera di Ernesto De Martino sarà essenziale: le nuove apocalissi e le nuove espressioni della crisi della presenza, l’angoscia della storia fra i subalterni e gli oppressi, le contemporanee forme della destorificazione rituale suggeriscono altrettanti itinerari di riflessione per interrogare il presente.
Ci confronteremo con un’etnopsichiatria italiana che ha saputo studiare i disturbi psicopatologici nel loro punto di insorgenza: le trasformazioni sociali e culturali nel cui vortice le generazioni della migrazione sono prese. L’etnopsichiatria praticata nelle società non occidentali, quanto quella dei fenomeni migratori in Europa o altrove, parla di queste angosce e di queste vertigini, oltre che delle ambivalenze che nutrono la domanda di cura nel corso di tali transizioni.
“Se l’oggetto teorico dell’etnopsichiatria è il modo di articolazione delle realtà psichiche e delle realtà culturali, questo oggetto non le è di fatto accessibile che nelle sue forme transizionali. Se ha un’autonomia d’esistenza in quanto disciplina, l’etnopsichiatria è allora proprio il campo di studio e di pratica delle trasformazioni psicoculturali”, scriveva Andras Zempléni.
Non c’è forse definizione migliore per pensare oggi l’etnopsichiatria: una disciplina che ha per oggetto le situazioni di crisi, di cambiamento e di transizione psicoculturale, l’angoscia e le incertezze che spesso le accompagnano, la divisione culturale senza alcun dubbio comune a tutti (immigrati e non) più che la mera differenza culturale. (Roberto Beneduce e Simona Taliani)

PROGRAMMA CONVEGNO

17 giugno 2015 
Medicalizzazione e violenza epistemologica

14:00 – 14:30: Accoglienza
14:30 – 15:30
Saluti di benevenuto e presentazione del progetto europeo FEI
“Il rovescio della migrazione. Un’analisi comparativa su tutela e diritto alla
salute”
Franco Garelli (Direttore del Dip. CPS, Università di Torino)
llda Curti (Assessore alle Politiche Giovanili, alle Pari Opportunità, alle Politiche per l’Integrazione, Città di Torino)
Franca Roncarolo (Direttore della Scuola di Scienze Giuridiche, Politiche ed Economico-
Sociali, Dip. CPS, Università di Torino)
Roberto Beneduce (Coordinatore di progetto, Dip. CPS, Università di Torino)
15:30 – 17:30
Il sapere medico alla prova della Storia
Introduce e modera: Simona Taliani (Dip. CPS, Università di Torino)
Tullio Seppilli (Fondazione Celli e SIAM, Perugia)
Cristiana Bastos (ICS, Università di Lisbona)
Sylvie Fainzang (Inserm e Cermes, Parigi)
17:30 – 18:30: Discussione
18:30 – 19:45: Rinfresco

18 giugno 2015
Famiglie postcoloniali? Aspettative di genitorialità e identità sospese

9:30 – 10:00: Accoglienza
10:00 – 12:00
Lavoro della parentela e lessico familiare postcoloniale
Introduce e modera: Pier Paolo Viazzo (Dip. CPS, Università di Torino)
Nancy Rose Hunt (Università del Michigan e IAS, Parigi)
Pierre Joseph Laurent (UCL e LAAP, Lovanio)
Carlotta Saletti Salza (Università di Torino)
12:00 – 13:00: Discussione
13:00 – 14:30: Rinfresco
14:30 – 16:00
Futuri ipotecati: memorie e avventure istituzionali delle famiglie immigrate
Introduce e modera: Sandro Triulzi (Archivio Memorie Migranti, Roma)
Diari di famiglie straniere
Dagmawi Yimer e Giulio Cederna (Archivio Memorie Migranti, Roma)
Dauters. La vita va avanti
Carlo Branchi (Dip. CPS, Università di Torino) e Vincenzo Urselli (Samo Sound, Roma)
Discutono con gli autori e i relatori Giulia Perin (ASGI, Padova) e Sveva Insabato
(avvocato, Torino)
16:00 – 16:30: Coffee-break
16:30 – 18:30: Tavola rotonda
La costruzione del bambino immigrato adottabile: rischi, sfide e buone pratiche
Introduce e modera: Stefano Scovazzo (Presidente del Tribunale per i Minorenni del Piemonte e della Valle d’Aosta)
Ennio Tomaselli (già giudice e procuratore minorile, socio AIMMF, Torino), Salvatore Fachile (ASGI, Roma), Anna Fusari (avvocato, Torino), Manuela Tartari (psicologa e antropologa, perito, Torino) e Roberto Bertolino (psicologo, giudice onorario, Associazione Frantz Fanon, Torino)
Discute con i relatori Eleonora Voli (Dip. CPS, Università di Torino)
18:30 – 19:30: Discussione

19 giugno 2015
Terre del rimorso. Alle origini dell’etnopsichiatria italiana

9:30 – 10:00: Accoglienza
10:00 – 11:30 Le crisi della presenza nelle società contemporanee
Introduce e modera: Roberto Beneduce (Dip. CPS, Università di Torino) Giordana Charuty (EPHES, Parigi) Peter Geschiere (Università di Amsterdam e Fasopo, Parigi)
11:30 – 12:30: Discussione
12:30 – 14:00: Rinfresco
14:00 – 15:00 La presa di parola dei subalterni
Introduce e modera: Irene Capelli (Dip. CPS, Università di Torino)
Appunti dalla mia tenda
Dagmawi Yimer (Archivio Memorie Migranti, Roma)
Discutono con l’autore Andrea Fenoglio (La terra che connette), Matteo Tortone (La terra che connette) e Manuela Cencetti (video-maker, attivista)
15:00 – 16:30 Nuove apocalissi. Migrazione, frontiere e campi
Introduce e modera: Amalia Signorelli (Università di Roma) Gino Satta (Università di Modena e Reggio Emilia, Associazione Internazionale Ernesto De Martino) Roberto Beneduce e Simona Taliani (Dip. CPS, Università di Torino)
16:30 – 17:00: Coffee-break
17:00 – 18:30: Discussione e conclusioni
Rompicapi e futuro
Clara Gallini (Associazione Internazionale Ernesto De Martino, Roma), Amalia Signorelli (Università di Roma) e Roberto Beneduce (Dip. CPS, Università di Torino)

SESSIONI PARALLELE

Mostre

Il mondo magico oggi (Nardò-Puglia)
Fotografie di Ciro Quaranta
Dauters. Lessici familiari (Torino)
Fotografie di Ciro Quaranta

Proiezioni

Campi di (alien)azione: Saluzzo
Regia di Dagmawi Ymer (Dip. CPS e Archivio Memorie Migranti, FEI 2013)
18-19 giugno, ore 12.00-15.00, aula B1

Pubblicazioni

AM. Antropologia medica
Il rovescio della migrazione
Presenta: Simona Taliani

aut aut
Ernesto De Martino. Un’etnopsichiatria della crisi e del riscatto
Presenta: Roberto Beneduce


Comitato Scientifico
Prof. Roberto Beneduce (Università di Torino)
Dott. Roberto Bertolino (Associazione Frantz Fanon)
Prof. Tullio Seppilli (Fondazione Celli e SIAM)
Prof. ssa Simona Taliani (Università di Torino)
Prof. Sandro Triulzi (Archivio Memorie Migranti)

Segreteria organizzativa
Dott. Carlo Branchi, Dip. CPS
Dott.ssa Irene Capelli, Dip. CPS
Dott.ssa Eleonora Voli, Dip. CPS


ISCRIZIONI E DEPLIANT

Si ricorda che la partecipazione al convegno è gratuita e che il numero dei partecipanti è limitato a 150 posti.
(20/5/2015. A dieci giorni circa dall’apertura delle iscrizioni per il convegno “Il rovescio della migrazione”, abbiamo già raggiunto le 180 adesioni.
Visto l’ interesse per l’evento, LE ISCRIZIONI RESTANO APERTE fino all’esaurimento dei posti dell’aula magna del Campus Luigi Einaudi.
Non potendo garantire il rinfresco e i coffee-break (finanziati per 150 persone) alla totalità dei partecipanti, manderemo nelle prossime settimane una email agli iscritti che ne potranno usufruire, secondo i criteri della distanza geografica , della data di iscrizione e della permanenza al convegno.
Grazie a tutti per essere stati così pronti nel “rispondere”. Siamo certi che l’incontro sarà una preziosa occasione per riflettere e condividere insieme le complessità e le contraddizioni di un lavoro che non cessiamo di interrogare, rinnovare, sottoporre a critica. Ostinatamente.)
Modalità di iscrizione: Clicca qui
Scarica il deplint in pdf

Benchmarking


16/06/2015
A pochi giorni dall’inizio del Convegno Internazionale Il rovescio della migrazione inviamo la locandina con il programma definitivo. L’evento si terrà al Campus Luigi Einaudi in corso Lungo Dora Siena 100A, nell’Aula Magna. Eventi paralleli saranno organizzati nel corso dei tre giorni: una bella mostra fotografica di Ciro Quaranta e la proiezione di alcuni materiali prodotti all’interno di altri progetti, il 18 giugno dalle ore 13.30 alle ore 14.30 e il 19 giugno dalle ore 13.00 alle ore 14.00 in aula B1. Per chi non potesse venire al Convegno, segnaliamo che gli eventi paralleli sono comunque aperti al pubblico. A presto!

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